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2° GIORNATA NAZIONALE DELLA MEMORIA E DEL SACRIFICIO DEGLI ALPINI

Il 26 gennaio 2024 è stata celebrata la seconda giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini. Momento per ricordare la storia gloriosa delle penne nere, il sangue versato da coloro che, con il cappello con la penna in testa, hanno co tributo a rendere grande il nostro Paese ed a tutte le missioni di pace all'estero e le operazioni a sostegno della popolazione in difficoltà, in tutto il mondo. Non dimentichiamo! 



2° GIORNATA PIEMONTESE DELLA MEMORIA E SACRIFICIO DEGLI ALPINI

Il 16 gennaio 2024 è stata celebrata la seconda giornata piemontese della memoria e sacrificio degli alpini. Una breve ma sentita cerimonia a Torino ha sancito la solennità di questo avvenimento, con le rappresentanze delle sezioni alpine piemontesi e la Presidenza regionale. Un momento per ricordare gli alpini piemontesi e la loro storia i n guerra e pace. Per non dimenticare! 



02/03/2023
PRESENTATO IL LIBRO SULLA VITA DI DON CARLO RIGHINI

Giovedì 2 marzo 2023, nel salone della sezione alpini di Domodossola, é stato presentato il libro "La penna nera e la fede - don Carlo Righini" che racconta la biografia del sacerdote cui é intitolato il museo degli alpini ossolani, originario di Vaprio d'Agogna (NO), classe 1912, dopo i voti si arruolò come cappellano militare, con il grado di Tenente, negli alpini, dopo aver ricoperto vari incarichi spirituali nelle divisioni "Taurinense" e "Alpi Graie", dopo aver combattuto sul fronte occidentale contro i francesi, nel giugno 1940, in seguito ad un rastrellamento nel 1943 venne imprigionato in Germania, poi rimpatriato in gravi condizioni di salute, si salvò per miracolo ma rimase invalido per il resto della sua vita. divenne, poi, sacerdote di Beura e Cardezza e cappellano della sezione alpini di Domodossola fino alla sua scomparsa nel 1992.
Gli autori Isabella Calò e Alessandro Lana hanno raccontato, ai presenti, come é nato e come si é sviluppato il progetto di questo libro per onorare, doverosamente, la figura di questo personaggio che per anni é stato una figura di riferimento per la comunità ossolana e non solo.
La scelta, inoltre, di pubblicare un numero di copie limitato rende questo volume ancor più prezioso.
Un dovere ed un onore aver potuto raccontare la storia di questo indimenticabile sacerdote e uomo.







26/01/2023
1° GIORNATA NAZIONALE DELLA MEMORIA E DEL SACRIFICIO DEGLI ALPINI

Il 26 gennaio del 2023 é la prima giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini, in questa data, per tutti gli anni a venire, verranno ricordate le penne nere, la loro storia ed il contributo in vite umane che questo glorioso corpo ha dato al nostro Paese in oltre 150 anni di vita. Tutti dobbiamo ricordare ed in particolar modo le nuove generazioni, questa memoria deve albergare nei più giovani, i cittadini del futuro, nelle scuole ed in tutte le Istituzioni, solo in questo modo potremo continuare a ricordarci delle penne nere, di quello che sono state, che sono e che saranno, anche negli anni a venire.



16/01/2023
1° GIORNATA PIEMONTESE DEL VALORE ALPINO

Dal 2023 il 16 gennaio sarà ricordato come la giornata piemontese del Valore Alpino. La data coincide con quella del 1943 quando gli alpini in Russia ricevettero l'ordine di ritirata.
In occasione di questo primo importante avvenimento martedì 17 gennaio, a Torino, nella sala del Consiglio della Regione Piemonte, a palazzo Lascaris.
Presenti il Presidente della Giunta Piemontese Stefano Allasia, il vice presidente nazionale A.N.A. Gian Mario Gervasoni, i consiglieri nazionali A.N.A. piemontesi Gianpiero Maggioni, Alessandro Trovant e Corrado Vittone, il comandante della Brigata Alpina Taurinense Gen. Nicola Piasente ed i vessilli di 16 sezioni piemontesi, tra cui quella di Domodossola.
Presente il reduce di Russia Giovanni Alutto, che con la sua presenza ha voluto testimoniare la concretezza di quel valore alpino che da quest'anno verrà ricordato, in Piemonte, il 16 gennaio.
La Regione promuoverà questa iniziativa coinvolgendo enti e scuole sul territorio piemontese stanziando, per i primi tre anni, 100.000 euro per iniziative volte a promuovere la memoria e l'importanza degli alpini ricordandone valori e sacrifici, incentivandone il buon rapporto con enti e società.

     


03/12/2022
MOSTRA SUGLI 80 ANNI DELLA CAMPAGNA DI RUSSIA

Dal 3 dicembre 2022 al 25 febbraio 2023, nei locali espositivi del Museo degli alpini Ossolani "Don Carlo Righini" è possibile visitare la mostra dal titolo "INFERNO BIANCO" Il Corpo d'Armata Alpino in Russia nell'80° della ritirata. Siamo aperti il sabato dalle 10.00 alle 12.00 e su prenotazione telefonica o via email negli altri giorni. Per non dimenticare una pagina importante, dolorosa e di grande sacrificio nella storia delle penne nere. Vi aspettiamo! 




TANTI AUGURI ALPINI 
15 OTTOBRE 1872 - 15 OTTOBRE 2022

Oggi, 15 ottobre 2022 si celebrano i 150 anni della nascita del corpo degli alpini. 
I padri fondatori furono il Capitano Giuseppe Domenico Perrucchetti, di Cassano d'Adda (MI) che riprendendo gli studi, derivati da un'idea del Colonnello Agostino Ricci, dei bersaglieri, scrisse una proposta di legge per realizzare un corpo di soldati di montagna con reclutamento locale a difesa dei confini delle Alpi. 
La proposta divenne parte di un decreto atto a incrementare il numero di distretti militari in Italia e la creazione di 15 nuove compagnie. Tale decreto fu redatto dal Ministro della Guerra, Generale Cesare Ricotti Magnani, di Borgolavezzaro (NO), che lo fece firmare al re Vittorio Emanuele II, che era in visita ufficiale a Napoli, il 15 ottobre 1872.
Da quella data nacquero le truppe da montagna, gli alpini. 
Tra le prime 15 compagnie alpine, la 10° fu di stanza tra Domodossola e Intra, le prime penne nere ossolane si insediarono il 2 aprile 1873.
In questi 150 anni gli alpini hanno combattuto nei principali conflitti in varie parti del mondo, sono diventati soldati di pace nelle missioni internazionali e hanno svolto missioni umanitarie e operazioni di protezione civile in soccorso ai più bisognosi. 
Una storia ricca sempre con un occhio al glorioso e doloroso passato ed alla memoria degli insegnamenti tramandati da chi ci ha preceduto per compiere, ogni giorno, il proprio dovere nel modo migliore al servizio della società. 
TANTI AUGURI ALPINI!!! 




21/04/2022
S. MESSA IN RICORDO DI DON CARLO RIGHINI

Giovedi 21 aprile 2022, nella chiesa di S. Giorgio di Beura, si è svolta la S. Messa a ricordo di don Carlo Righini, compianto è mai dimenticato uomo di chiesa, parroco di Beura e Cardezza per molti anni, passionista, insegnante negli istituti ossolani, cappellano militare delle divisioni "Taurinense" , sul fronte occidentale nel giugno 1940, e "Alpi Graie" e cappellano della sezione ANA di Domodossola fino alla sua scomparsa nel 1992.
Quest'anno cadevano i 110 anni dalla nascita ed i 30 dalla dipartita. 
Presente alla funzione il vessillo della sezione ANA di Domodossola scortato dal Presidente Giovanni Grossi, dai consiglieri, compreso Alessandro Lana, direttore del museo degli alpini ossolani, intitolato proprio a don Carlo, che ha fortemente voluto questo appuntamento, con alcuni membri della Commissione Cultura che presiede. 
Erano presenti alcuni gagliardetti di gruppi limitrofi e alcuni fedeli. 
Durante l'omelia il celebrante, don Paolo Cavagna, ha voluto ricordare don Carlo come grande uomo di fede e di chiesa e figura molto amata in Ossola, Alessandro Lana, invece, lo ha voluto ricordare come combattente con tutta la stima e l'onore di dirigere, da oltre 10 anni, un museo a lui intitolato. 
Al termine della funzione è stata benedetta la tomba di don Carlo nel cimitero adiacente la chiesa. Non dimentichiamo il nostro passato. 




29/03/2022
80 ANNI FA LA TRAGEDIA DEL "GALILEA"

Nella notte tra il 28 e 29 marzo 1942, nel convoglio di navi che lasciavano Patrasso, il piroscafo italiano "Galilea", che riportava in patria dal fronte greco - albanese il comando dell'8° Reggimento alpini, l'intero Battaglione alpino Gemona, un reparto dei Reali Carabinieri, tre ospedali da campo, marinai e prigionieri di guerra, fu colpito al largo delle isole Paxos e Antipaxos, da un siluro lanciato dal sommergibile inglese "Proteus" che ispezionava quel tratto di mare.
Fu la fine! Il piroscafo, prima inclinatosi di 45°, si inabissò in poche ore portando con se il grosso dei suoi passeggeri.
Dei 1275 uomini a bordo se ne  salvarono soltanto 284.
Rammentiamo sempre la nostra storia e quella delle penne nere.





04/11/2021
CENTENARIO DEL MILITE IGNOTO

Si commemorano oggi, 4 novembre 2021, i cento anni del milite ignoto, una salma di un soldato sconosciuto che, scelta tra 11 bare, nella cattedrale di Aquileia, nel 1921 da Maria Bergamas, il cui figlio, caduto nella grande guerra, non potè nemmeno avere una tomba per ricordarlo. Il 29 ottobre di quell'anno la salma venne caricata su un convoglio ferroviario che, toccando 5 regioni e 120 stazioni italiane, giunse a Roma il 2 novembre per essere collocata, due giorni dopo, nell'Altare della Patria, il cui braciere arde incessantemente da allora e viene scortato dalle Forze armate italiane a turno incessantemente da un secolo. Quella salma rappresenta tutti gli oltre 600.000 caduti italiani nel conflitto 1915-18. 
Al milite ignoto venne concessa la Medaglia d'oro al valore Militare e nel centenario di quell'avvenimento ogni comune italiano é chiamato a deliberare, secondo l'iniziativa di "Onorcaduti" con il placet  dell'Associazione Nazionale Alpini, per il conferimento della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto



21/05/2021
IL NOSTRO MUSEO COMPIE 10 ANNI

Oggi, 21 maggio 2021 il Museo degli alpini ossolani "Don Carlo Righini" compie i suoi primi 10 anni di vita. Inaugurato il 21 maggio del 2011, ha raggiunto il suo primo decennio vita.
Per l'occasione, viste anche le restrizioni del periodo, la riunione mensile della "Commissione Cultura", svoltasi proprio in questa data ha voluto dedicare un piccolo ed intimo momento di convivialità per festeggiare questo primo ed importante traguardo raggiunto con impegno, fatica e costante dedizione nel tempo. Nella speranza che altri prestigiosi e soddisfacenti traguardi come questo possano essere raggiunti rafforziamo il nostro impegno per cercare, ancor più, di fornire ai nostri visitatori, un prodotto storico , culturale e informativo quanto più completo e fruibile possibile.
Grazie a chi, a vario titolo e per periodi più o meno lunghi, ha collaborato e collabora con noi e grazie, soprattutto ai nostri visitatori, adulti o ragazzi, che hanno usufruito della nostra offerta culturale in questi anni e che speriamo continuino a farlo, con sempre maggior frequenza, per gli anni a venire.
Grazie e "BUON COMPLEANNO MUSEO DEGLI ALPINI OSSOLANI!"




08/05/2020
80 ANNI FA LA BATTAGLIA DELLE ALPI

Ricorrono, quest’anno 2020, gli 80 anni della cosiddetta “Battaglia delle Alpi” o “Fronte Occidentale”, la prima campagna bellica degli italiani, ed in particolare degli alpini, contro i soldati francesi, nella seconda guerra mondiale tra il 12 ed il 25 giugno 1940.
Con l’entrata in guerra dell’Italia, 10 giugno 1940, a fianco della Germania nazista impegnata nella campagna di Francia, l’Esercito Italiano venne schierato lungo la frontiera transalpina, tra il monte Dolent ed il Mar Ligure, che comprendeva, tra le altre, cime come il Monte Bianco, il Rocciamelone – Charbonnel, il Monte Thabor, il gruppo del Monviso, l’Argentera, il Clapier, il Piccolo San Bernardo, il Monginevro, il Moncenisio ed il Colle di Tenda, dove intraprese alcune operazioni di offensiva bellica inizialmente ben contenute dalle truppe francesi grazie alle posizioni strategiche in altura occupate da queste ultime ben difese dalle impervie caratteristiche del territorio.
L’altitudine media si manteneva tra i 2000 ed i 3000 metri per una linea montuosa di 515 chilometri tutti ben fortificati da entrambe le fazioni. Le truppe italiane impegnate risultarono, da subito, impreparate al tipo di attività da svolgersi in quelle zone, inoltre, all’inizio delle attività molti reparti schierati non erano al completo e nemmeno ben equipaggiati di indumenti e mezzi idonei al tipo di campagna.
L’offensiva italiana fu considerata un’infamia in quanto l’esercito francese, ormai al collasso, anche in seguito al crollo della linea Maginot sul fronte con la Germania, non costituiva un avversario in grado di contrapporsi efficacemente ed ormai allo sbando, tanto che gli ordini del comandante supremo, il Generale Maxime Weygand, erano di cominciare a ripiegare dalle posizioni avanzate sulle Alpi.
L’armata del Generale René Orly era ormai decimata dagli scontri ripetuti con le truppe tedesche ed in breve tempo i 500.000 componenti la stessa si ridussero a meno di un terzo che comprendeva giovanissimi poco addestrati e anziani riservisti ormai stanchi dai numerosi combattimenti e provi di rifornimenti. Davanti alla 4° Armata Italiana i francesi potevano schierare solamente il 14° Corpo d’Armata con la 64° e 66° Divisione di Fanteria e di fronte alla 1° Armata Italiana il 15° Corpo d’Armata con la 65° Divisione di Fanteria.
Gli italiani schierarono sul fronte la 1° Armata, al comando del Generale Alfredo Guzzoni, che comprendeva il I e IV Corpo d’Armata ed il corpo d’Armata Alpino, del Generale Gabriele Nasci, e la 4° Armata, al comando del Generale Pietro Pintor, che comprendeva II, III e XV Corpo d’armata. Questo il Gruppo Armate Ovest al comando di Sua altezza Reale Principe Umberto di Savoia.
Il Corpo d’Armata Alpino comprendeva le divisioni Cuneense, Taurinense e Tridentina, il 4° Gruppo Alpini Valle ed il Raggruppamento Levanna dislocati nell’alto Piemonte nella zona Dora Baltea, Valle Orco, Stura, Valle Varaita e Valle Maira. Il 12 Giugno i francesi attaccarono una posizione italiana sulle alpi e bombardarono la zona industriale di Genova e Savona. Il 15 giugno Mussolini ordina a Badoglio la controffensiva con lo scopo di conquistare, da parte degli italiani, più territori possibili ai francesi.
Il 18 Giugno Badoglio ordina l’attacco alle truppe italiane schierate sul fronte nonostante le sue rimostranze sul fatto che le truppe italiane, soprattutto gli alpini, erano addestrati per la difesa e che la preparazione di un attacco avrebbe richiesto alcuni giorni. 
Preparata in fretta ed in modo caotico l’offensiva degli italiani, il giorno 21 Badoglio da ordine di attacco che, a causa delle forti nevicate fuori stagione ed il conseguente gelo, risulta poco efficace e rende il territorio ancor più impervio ed i rifornimenti scarsi. Nonostante tutto gli alpini riescono a sfondare in alcuni punti nei giorni tra il 22 ed il 24 giugno ed a conquistare parecchi territori in territorio francese.
In alcuni casi militari italiani e francesi, figli delle stesse montagne, fraternizzarono dimenticando la situazione in cui si trovarono e parecchie furono le testimonianze in tal senso.
Con lo sfondamento a nord delle truppe tedesche anche per i soldati francesi sul fronte con l’Italia no vi erano prospettive di ribaltare le sorti della battaglia, tanto che già dal 16 giugno, alcune delegazioni transalpine chiesero agli italiani di poter negoziare una pace.
Il 22 giugno i tedeschi ed i francesi firmarono l’armistizio mentre il 24 il Generale Badoglio ed il Generale Huntziger firmarono la pace a Villa Incisa. Il 25 Giugno cessarono le ostilità sul fronte occidentale.
Le perdite italiane furono di 631 uomini, 59 ufficiali e 572 soldati, 616 dispersi e 2631 tra feriti e congelati, le perdite francesi furono di 20 uomini, 84 feriti e 150 dispersi.

Tra i caduti italiani anche l’ossolano Luigi Rossetti, di Craveggia, alpino del 4° Reggimento, primo ossolano caduto nella seconda guerra mondiale, a passo Galisia del Gran Cocor il 13 giugno 1940. Inoltre, tra i combattenti la “Battaglia delle Alpi” il Maggiore degli alpini del Btg. "Intra", inserito nel “Val d’Orco”, della divisione Taurinense, Fedele Martinoja, “Papà Martin” della sezione di Domodossola ed il Tenente don Carlo Righini, cappellano militare della divisione alpina Taurinense e per anni parroco di Beura.


08/05/2020
CENTO ANNI FA IL PRIMO CONVEGNO A.N.A. ALL'ORTIGARA

Il primo Convegno dell’Associazione Nazionale Alpini, fondata l’8 luglio 1919, si tenne, dal 5 al 7 settembre 1920, sulla vetta dell'Ortigara.
Erano previsti 400 soci dell’Associazione. La colonna preceduta dalla fanfara del Battaglione alpini "Belluno" partita da Grigno raggiunse Barricate e poi Campo Magro, qui venne raggiunto l'accampamento e dopo aver dormito nelle tende, i partecipanti raggiunsero la vetta dell'Ortigara dove trovarono più di 1500 persone venute da ogni parte del Trentino e del Veneto, rappresentanze delle sezioni, vecchi combattenti, intervenuti per celebrare con l'Associazione Nazionale Alpini il ricordo dei caduti nella Grande Guerra.
La cima dell'Ortigara era popolata da una grande folla stretta attorno ai vessilli sezionali ed al labaro dell’Associazione determinando il vero successo dell'adunata, nome che poi, dal 1929 avrebbe preso il convegno.
Sulla vetta doveva essere posta una colonna mozza con la scritta "Per non dimenticare" i caduti della prima guerra mondiale ed in particolare le penne nere, nonostante la colonna fosse stata trasportata fino alla cima, mancando il basamento della stessa il monumento non poté essere ultimato ed inaugurato.
Venne celebrata messa in vetta e il celebrante cappellano militare del battaglione alpini “Stelvio” padre Giulio Bevilacqua rievocò con la sua omelia l’immane sacrificio dei 18 Battaglioni alpini e delle 15 compagnie mitragliatrici che operarono durante la Guerra 1915-18.

Il 6 settembre i partecipanti al convegno arrivarono a Trento ed il 7, in corteo, resero omaggio alla lapide commemorativa del sacrificio del Tenente del 6° Alpini Cesare Battisti, del 12 luglio 1916, nel fossato del castello del Buonconsiglio, cui seguì il congresso dell’associazione.





19/11/2018
CENTO ANNI FA LA BATTAGLIA DI VITTORIO VENETO

Tra il 24 ottobre ed il 4 novembre 1918 la battaglia di Vittorio Veneto, nel nord-est del nostro Paese, considerato l’atto finale della prima guerra mondiale tra le truppe italiane e quelle austroungariche. Esattamente un anno prima, il 24 ottobre 1917, la devastante sconfitta nella battaglia di Caporetto, sul confine sloveno, che fece arretrare il fronte italiano orientale di oltre 100 km, aveva segnato profondamente corpo ed animo delle nostre truppe, poi l’avvicendamento al vertice del Regio Esercito Italiano, con la venuta del Generale Armando Diaz al posto del Generale Luigi Cadorna di Verbania, ristabilì una situazione di maggior fiducia nelle nostre truppe con significative migliorie delle condizioni dei soldati italiani al fronte, volute proprio dal Diaz.
L’esercito italiano contava 57 divisioni di fanteria e 4 di cavalleria affidate al comando di otto armate tra cui la 6° del Generale Luca Montuori in Val D’astico, nel vicentino, e la 4° armata del Generale Gaetano Giardino nella zona del Grappa.Sul Piave la 12° armata italo-francese del Generale Jean César Graziani e l’8° armata del Generale Enrico Cavaglia, la più numerosa delle nostre unità nella zona, accanto ad essa la 10° armata britannica del Generale Frederik Cavan.
Le truppe austriache schieravano la 10° armata del Generale Alexander Von Krobatin e l’11° armata del Generale Viktor Von Scheuchenstuel nella zona nord , in seconda linea c’era la 3° divisione da montagna “Edelweiss” mentre ad est del fronte c’erano la 6° armata del Generale  Alois Von Schonburg Hartenstein e la 5° armata del Generale Wenzel Von Wurm per un totale complessivo di 50 divisioni di fanteria e 6 di cavalleria.
l’attacco italiano iniziò il 24 ottobre con una triplice offensiva da nord che piegò le prime rappresaglie austriache nella zona, specialmente nella zona del Grappa. Il 25 ottobre ripresero le ostilità sul Grappa, i nostri soldati tra cui sei battaglioni alpini cercarono di respingere un massiccio contrattacco austroungarico che costrinse alcuni reparti italiani a ritirarsi e cedere le posizioni conquistate, il 26 ottobre le ostilità continuarono incessanti logorando i soldati dei due schieramenti che non riuscivano a conquistare zone significative del fronte mentre la piena del Piave non consentiva ancora alle truppe italiane l’attraversamento in pianura.
Il 27 ottobre massicci attacchi austriaci nel cadore vennero respinti a fatica dalle nostre truppe tra cui gli alpini del battaglioni “Pieve di Cadore” e “Belluno”.
Il 28 ottobre, finalmente, il grosso delle nostre unità potè attraversare il Piave con ponti di fortuna e raggiungere l’altra riva dilagando nella restante parte del fronte volgendo le sorti della battaglia, sempre più, a proprio favore. Il 29 ottobre continuarono gli attacchi nel settore del Grappa e sul Piave mentre gli austriaci, per rintuzzare le brecce nel loro fronte continuavano a ritirarsi annoverando parecchie diserzioni e ammutinamenti tra le loro fila. Il 30 ottobre le armate italiane, soprattutto gli uomini dell 8° del Generale Caviglia ed a sud la 3°, partite dal Piave, liberarono le cittadine di Vittorio Veneto e Oderzo mentre gli austriaci, in ritirata, cercavano ancora qualche sporadica resistenza.
31 ottobre, nella zona del Grappa la 4° armata di Giardino, insieme alla 1° ed alla 7°, per ordine di Diaz respinsero gli austriaci  e li costrinsero a ripiegare a nord mentre nella pianura del Piave, a sud, la 3°, 8° e 10° armata italiana dovevano proseguire nel costringere gli austriaci in ritirata liberando le zone del fiume Tagliamento e dell’Isonzo in Friuli, la 12° armata italo-francese liberava il Cadore.
Il 1° novembre la 6° armata di Montuori respinse le offensive della 10° e 11° armata austriaca nella zona di Asiago, nell’alto vicentino, mentre la 4° armata proseguiva le operazioni sul Grappa.
Il 2 novembre, la ritirata austriaca divenne sempre più drammatica mentre a Villa giusti, vicino Padova, i rappresentanti delle due fazioni iniziavano difficili colloqui per raggiungere un accordo di pace. A nord la 1° armata del Generale Guglielmo Pecori Giraldi liberava Rovereto e puntava a Trento.
Il 3 novembre, alle ore 18.20 venne firmato l’armistizio che confermava la cessazione dei combattimenti dalle ore 15.00 del giorno successivo, il 4 imponendo alle truppe italiane di raggiungere, nel minor tempo possibile, più postazioni nemiche possibili, catturare quanti più prigionieri nemici riuscissero ed impadronirsi del maggior numero di armi austriache che potessero.
Si concluse, così, il primo conflitto mondiale che portò l’Italia all’obiettivo dell’unità nazionale cominciato quasi sessant’anni prima nel 1861.

                                           



19/06/2018
CENTO ANNI FA LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO

Cento anni fa, tra il 15 ed il 24 giugno 1918 si svolse la “Battaglia del solstizio” o “Seconda Battaglia del Piave” tra le forze militari italiane e quelle austro-ungariche.
Gli italiani schieravano circa 900.000 uomini mentre gli austro-ungarici circa 940.000.
Da mesi gli austriaci volevano sferrare un massiccio attacco alle forze italiane nella pianura del fiume Piave, da tenersi all’inizio dell’estate, infatti il generale Arthur Arz Von Straussenburg, Capo di Stato Maggiore austriaco, voleva appoggiare l’offensiva tedesca della primavera di quello stesso anno, sul fronte occidentale, con una sferzata decisiva sul fronte est.
Gli austriaci, in grave difficoltà di approvvigionamenti, volevano conquistare la fertile pianura del Po, riorganizzarsi e dare l’assalto decisivo, dopo la vittoria a Caporetto dell’ottobre 1917, e ricongiungersi con l’alleato tedesco sul fronte francese.
L’offensiva, il 15 giugno 1918, coinvolse 66 divisioni austriache e 46 divisioni italiane, 37 sul fronte nord ovest della pianura del Po e 9 sul Piave. Ogni divisione italiana ed austriaca contava dai 22.000 a circa 25.000 uomini. Gli italiani avevano intuito le intenzioni del nemico e le nostre artiglierie cominciarono a sparare, sul Monte Grappa e sull’altipiano di Asiago e sette comuni, già dalle prime fasi della battaglia, disorientando le truppe asburgiche, soprattutto quelle da montagna del feldmaresciallo  Franz Conrad Von Hötzendorf che giungendo dal Tirolo si trovarono lo sbarramento dei cannoni italiani nell’alto vicentino.
Anche le truppe del feldmaresciallo Svetozar Borojević Von Bojna, giunte da San Donà  e da Ponte di Piave, si trovarono in difficoltà a causa degli aerei della Regia aeronautica che, volando a bassa quota, mitragliavano il nemico non permettendogli un’agevole avanzata. In una di queste azioni, il 18 giugno, venne abbattuto l’asso dell’aviazione italiana, il Maggiore Francesco Baracca.
Tra il 16 ed il 17 giugno le truppe austro-ungariche passarono in più punti il Piave ma furono, quasi subito, costrette a ripiegare sulle loro posizioni.
Il 18 giugno il Piave, in piena, fece crollare molte passerelle austriache necessarie ad attraversare il fiume lasciando le truppe asburgiche, che già avevano guadato, sole, senza rinforzi e con nessuna possibilità di ripiegare. Si mossero anche le riserve italiane per respingere l’attacco, tra cui la 52° divisione alpina di Bassano del Grappa con il 1°(btg. Morbegno, Tirano e Monte Stelvio e XXX Gruppo Artiglieria da Montagna), 5°(btg. Vestone, Valtellina, Monte Spluga e LVII Gruppo Artiglieria da Montagna) 9°(btg. Verona, Bassano, Monte Baldo e Sette Comuni e LIII Gruppo Artiglieria da Montagna) e 10° gruppo (btg. Vicenza, Val d’Adige, Monte Berico e XXXII Gruppo Artiglieria da Montagna) comandata dal Maggior Generale Angelo Como Dagna Sabina.
Il 19 giugno, le truppe di Borojević, ormai stremate da quattro giorni di battaglia, provarono con il lancio di bombe a gas e lacrimogeni verso Treviso e le zone circostanti per rallentare l’avanzata italiana ma, i soldati del Regio Esercito, avendo a disposizione le maschere antigas inglesi SBR (Small Box Respirator), più efficaci delle precedenti “Polivalenti Z” non risentirono dell’effetto dei gas e poterono continuare, quasi indisturbati, nella loro azione.
Nei giorni a seguire anche gli arditi riuscirono a ricacciare indietro le truppe austriache, ormai disorganizzate, che tentavano di attraversare il Piave, proprio sulle sponde del fiume.
La strategia austriaca “A tenaglia”, con cui Von Straussenburg al centro, Conrad dal Tirolo (operazione Radetzky) a sinistra e Borojevic da San Donà (operazione Albrecht) da destra volevano chiudere L’esercito Italiano nella morsa, congiungendosi a Padova, fallì anche per l’eccellente servizio di comunicazioni tra una parte e l’altra del fronte, sia a livello militare che con la collaborazione di alcuni civili residenti in quelle zone che permise alle truppe italiane di potersi organizzare tempestivamente e rispondere efficacemente alle offensive austriache.
IL 24 giugno la battaglia si concluse con il successo del Regio Esercito, vittoria decisiva per le sorti della guerra che sarebbe giunta al culmine e poi terminata da li a quattro mesi con la battaglia di Vittorio Veneto. Gli italiani persero circa 90.000 uomini mentre gli austriaci circa 150.000.





20/10/2017
CENTO ANNI FA LA DISFATTA DI CAPORETTO


Tra il 24 ottobre ed il 12 novembre 1917 Il Regio Esercito Italiano, al comando del generale Luigi Cadorna, di Pallanza, combatté a Caporetto, contro le truppe austro-ungariche e tedesche dei generali Svetozar Borojévic von Bojna e Otto von Below, una delle più sanguinose battaglie della storia del nostro Paese.
Caporetto, oggi in territorio sloveno, era una località strategica per il nostro fronte perché collegava il fiume Isonzo alla pianura friulana dove era dislocata la II Armata del Generale Capello con il IV corpo d’armata del nostro Esercito, al comando del generale Alberto Cavaciocchi, comprendente gli alpini dei battaglioni “Borgo S.Dalmazzo”, “Dronero”, “Saluzzo”, “Ceva”, “Mondovì”, “Monviso”e “Monte Argentera”, il XXVII corpo d’armata del generale Pietro Badoglio, comprendente i battaglioni alpini del X gruppo: “Vicenza”, “Monte Berico”, “Morbegno” e “Val d’Adige” e reparti di artiglieria e genio nei paesi limitrofi che davano sulla pianura stessa.
Infatti, le truppe austroungariche, decimate dalle precedenti battaglie su quel fronte, potevano essere annientate con un attacco imponente che le costringesse alla resa, perciò, urgentemente, chiesero aiuto alla Germania, alleata, ed ottennero i rinforzi sperati.
La battaglia, combattuta tra la valle di Caporetto, le valli del Natisone ed il monte Colovrat, vide le due forze opporsi. Il mattino del 24 ottobre le artiglierie tedesche cominciarono a bombardare le posizioni italiane con granate a gas. Successivamente il tiro venne contrastato dalle artiglierie del IV corpo d’armata mentre i cannoni del XXVII corpo d’armata non poterono sparare a causa dell’interruzione dei collegamenti telefonici per la rottura dei cavi causata dalle granate tedesche.
Alcune posizioni italiane risultarono isolate dalle comunicazioni e dalla battaglia.
I fanti tedeschi approfittarono di questo e, coperti dalla nebbia, in circa due ore, attaccarono di sorpresa le postazioni italiane e gli alpini dislocati nella zona.
Alcuni alpini respinsero l’offensiva mentre i restanti riuscirono a superare i nemici ma si arrestarono poco dopo perché videro la via di fuga ostruita dietro di loro. Parte del fronte italiano era rimasta sguarnita e molti soldati italiani vennero accerchiati e fatti prigionieri.
La 12° divisione slesiana sfondò in modo decisivo le linee italiane sull’Isonzo da San Daniele del Carso ed annientò numerosi reparti italiani, letteralmente colti di sorpresa, durante l’avanzata.
In serata, dopo circa otto ore, i tedeschi raggiunsero Caporetto. Gli alpini del X gruppo persero, dopo alcune ore di combattimento, buona parte del fronte montuoso della Bainsizza ed il controllo dell’avanzata tedesca da nord.
Dopo aver sfondato in pianura ed in montagna, grazie anche all’intervento delle truppe di Alpenkorps guidate dal Tenente Erwin Rommel, i tedeschi puntarono allo sfondamento decisivo il 25 ottobre. In questa data Cadorna diramò un ordine di ritirata alle sue truppe. Tra il 26 ed il 27 ottobre caddero Cividale del friuli, Udine e la Carnia a nord.
Il 30 ottobre, a Casarsa della Delizia, tra Friuli e confine Veneto, soldati tedeschi piombarono sulle truppe italiane in ritirata facendo oltre 60.000 prigionieri mentre tra Pozzuolo del Friuli e Basiliano, una lieve resistenza italiana consentì ad alcuni soldati dei nostri soldati di potersi mettere in salvo.
Il 3 novembre, truppe austroungariche, accerchiando i nostri soldati che avevano resistito, due giorni prima sul Tagliamento, assumendo il controllo di quest’altra zona geografica.
L’8 novembre Cadorna fu esonerato ed al suo posto venne nominato il generale armando Diaz di Napoli che potè coordinare le truppe in ritirata.
Il 12 novembre le truppe italiane superstiti interruppero la ritirata a oltre 100 km da Caporetto e si riorganizzarono intorno alla linea del Piave e qui riuscirono a costituire una linea di difesa efficace contro l’incessante avanzata avversaria..
La battaglia impiegò circa 248.000 soldati italiani e oltre 350.000 tra austro-ungarici e tedeschi. Gli italiani contarono circa 13.000 caduti mentre furono circa 50.000 per le truppe dell’Alleanza.



10/06/2017
CENTO ANNI FA LA BATTAGLIA DELL’ORTIGARA

Il monte Ortigara, 2.105 metri di altitudine, tra le Alpi del Trentino meridionale e dell’alto vicentino, è stato teatro di una tra le più spaventose e cruente battaglie del Primo Conflitto Mondiale, tra il 10 ed il 29 giugno 1917.
Il 10 Giugno iniziava l’offensiva per sfondare il baluardo austriaco e fare breccia nel fronte nemico. Questo compito veniva affidato alla 6° Armata del Generale Ettore Mambretti che attaccava l’11° armata austriaca del Generale Viktor Von Sheuchenstue .
Sul fronte sud-ovest, nonostante le resistenze austriache la 52° divisione alpina ebbe la meglio, nonostante la mina italiana esplosa sul monte Zebio che rallentò, per un pò di tempo, le operazioni.
Dei 18 battaglioni alpini si distinsero il "Mondovì", "Ceva" e "Val Stura" che conquistarono il crinale dell'Ortigara.
Sul fronte nord-est, i battaglioni alpini "Vestone" e "Bicocca", con il supporto dei battaglioni "Bassano", "Sette Comuni", "Monte Baldo", "Verona", "Monte Clapier", "Val Arroscia", "Val Ellero" e "Monte Mercantour" inizialmente conquistarono posizioni importanti ma poi rimasero scoperti al fuoco austriaco e dovettero parzialmente impiegare con perdite ingentissime.
L'11 giugno, nonostante l'ordine del Generale Mambretti, comandante delle operazioni nella zona dell'ortigara, la 52° divisione alpina, agli ordini del Generale Como Dagna, decise di sferrare un nuovo attacco alle linee asburgiche "Il calvario degli alpini". Le perdite delle penne nere furono enormi ed i pochi alpini che superarono le linee austriache riuscirono a conquistare alcuni avamposti sul crinale nord-est.
Mambretti sospese l'attacco fino al 15 giugno, quando gli austriaci iniziarono la controffensiva mietendo ulteriori vittime tra le fila delle penne nere. 
Il 19 giugno Mambretti volle riprendere l'offensiva secondo le modalità, fino ad allora, rivelatesi fallimentari. Nonostante ciò gli alpini, i pochi ancora in grado di combattere, riuscirono a conquistare la cima dell'Ortigara compiendo un'impresa quasi impossibile.
Dopo pochi giorni, il 25 giugno, gli austriaci iniziarono l'operazione "Anna" che prevedeva un uso massiccio di ogni genere di arma e conquistarono, così, la cima del Monte.
Nonostante questo agli alpini fu di nuovo ordinato di andare all'attacco, il battaglione "Cuneo", appena giunto nella zona, riuscì a conquistare alcune postazioni a ridosso della cima che mantenne fino al 29 giugno quando fu catturato, insieme agli alpini del battaglione "Marmolada", anch'essi appena giunti in zona, ed internati nei lager austriaci.
Si concludeva una delle più sanguinose e violente battaglie della Prima guerra Mondiale, una delle pagine più tristi della storia d'Italia e delle penne nere, come racconterà, qualche anno dopo, uno dei protagonisti e superstiti di quelle tragica avventura,  il Tenente degli alpini Paolo Monelli nel suo "Le Scarpe al Sole".
Le perdite italiane furono di circa 12.633 uomini, di cui 5.969 solo l'ultimo giorno.
Nel 1920, a ricordo di questo immane sacrificio, é stata posta, sulla cima dell'Ortigara, una colonna mozza che ancora oggi é il monito di quanto accadde un secolo fa.
Non dimentichiamo i sacrifici degli alpini e le grandi gesta che hanno contraddistinto la loro epopea. Il nostro compito è ricordare, nel tempo, tra le generazioni, affinché quegli uomini, valorosi e preziosi per la storia del nostro Paese, non muoiano…Mai!


A sinistra una colonna di alpini che sale sull’Ortigara, dalla Domenica del Corriere del 1917, a destra la colonna mozza che dal settembre 1920 campeggia sulla cima del monte.
 

10/04/2017
75 ANNI FA LA TRAGEDIA DEL "GALILEA"

Nella notte tra il 28 e 29 marzo 1942, nel convoglio di navi che lasciavano Patrasso, il piroscafo italiano "Galilea" che riportava in patria dal fronte greco - albanese il comando dell'8° Reggimento alpini, il Battaglione alpino Gemona, un reparto dei Reali Carabinieri e tre ospedali da campo, fu colpito e affondato, al largo delle coste greche da un siluro lanciato dal sommergibile inglese "Proteus" che ispezionava quel tratto di mare.
Dei 1275 uomini a bordo se ne  salvarono soltanto 284 tra cui il sergente alpino Giovanni Bergoglio, cugino di Papa Francesco.
Per non dimenticare, il ricercatore storico Paolo Montina ha pubblicato il libro che ricorda l'immane trragedia con i documenti scritti e le immagini dei protagonisti di quella sciagurata vicenda di oltre 75 anni fa.
Rammentiamo sempre la nostra storia e quella delle penne nere.

Libro La tragedia alpina del «Galilea». 28-29 marzo 1942 Paolo Montina



26/01/2017
74 ANNI FA LA BATTAGLIA DI NIKOLAJEWKA

Il 26 gennaio del 1943, 74 anni fa, gli alpini della divisione "Tridentina" insieme ai superstiti della "Cuneense" e "Julia", al comando del Generale Luigi Reverberi, uscivano dalla sacca di accerchiamento dei soldati russi, durata oltre 200 km di ritirata per 7 giorni di marcia.
La battaglia di Nikolajewka sancì la fine della stretta sovietica sui nostri soldati, decimati in un susseguirsi di attacchi e per l'incessante avversità delle condizioni climatiche nella steppa russa.
La ritirata di russia si concluse così.
I nostri alpini ed i superstiti di quella che fu l'ARMIR (Armata Italiana in Russia), raggiunsero, poi, Schebekino, sul confine russo per ritornare in Italia con i treni predisposti.
Il Colrpo d'Armata Alpino in Russia contava, nell'estate del 1942, circa 60.000 uomini, 11.000 circa raggiunsero Nikolajewka e poterono ritornare in Italia.
L'ARMIR contava, nel 1942, circa 200.000 uomini, 114.000 morirono nella steppa russa.
Dei 211 treni che portarono l'armir nella steppa ne bastarono 17 per riportare in italia i superstiti.
Ricordiamo chi é tornato e chi é rimasto a riposare eternamente sotto la neve della steppa, che il loro sacrificio non sia stato vano!

           Alpini in ritirata, il Generale reverberi incita gli alpini a Nikolajewka


10/10/2016
COMMEMORATO L'ALPINO ATTILIO BAGNOLINI DI VILLADOSSOLA,
MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE IN AFRICA NEL 1936

La tre giorni dal 6 all'8 ottobre 2016 ha visto, come protagonista, Attilio Bagnolini, medaglia d'oro al valor militare, alpino della 37°compagnia del Battaglione "Intra" concessa per atto eroico nella battaglia di Mai Ceu, Etiopia, il 31 marzo 1936.
Dopo la presentazione del libro "Alpini sulle ambe Attilio Bagnolini", giovedi 6 ottobre, a cura della dott.sa Isabella calò, del prof. Alessandro Lana e del Cav. Dario Lana, volume che illustra l'avventura etiope degli alpini dell'"Intra" e le gesta di Attilio Bagnolini ed altri alpini ossolani decorati di medaglia d'argento al valor militare in quella guerra africana.
Dopo 80 anni, doveroso ricordare, finalmente, Bagnolini in un volume a lui dedicato.
Venerdi sera, al teatro "La fabbrica" di Villadossola, concerto della Fanfara della brigata Alpina Taurinense di Torino, dedicato alla memoria del Bagnolini, con breve intermezzo a ricordo delle gesta di Attilio da parte del prof. Alessandro Lana.
Sabato 8 ottobre, sfilata per le vie di villadossola, deposizione della corona al monumento ai caduti e breve ricordo degli alpini e di Bagnolini, da parte delle autorità intervenute,  solenne messa a suffragio degli alpini caduti e ricordo dei 144 anni di fondazione delle penne nere.

 La dott.sa Calò, il prof. A.Lana e il cav. D.Lana alla presentazione del libro
Le interviste agli autori dopo la presentazione del libro
Il concerto della Fanfara Alpina Taurinense
 Deposizione corona d'alloro ail monumento ai caduti di Villadossola





16/06/2016
PROSEGUE L'ALLESTIMENTO SULLA GRANDE GUERRA

Prosegue, ormai dallo scorso anno, l'allestimento sulla prima guerra mondiale, nelle sale del museo, nel corso di questi quattro anni, fino al 2018, durante la commemorazione dell'evento bellico, l'esposizione, ad esso dedicata, continua e continuerà, periodicamente, a rinnovarsi parzialmente con l'aggiunta di nuovi cimeli in sostituzione di altri e di ulteriori informazioni prezione affinchè i nostri visitatori possano meglio comprendere le vicissitudini della grande guerra ed il ruolo degli alpini nella stessa con un occhio di riguardo alla realtà ossolana.
Vi aspettiamo tutti i sabati...Non mancate!




26/01/2016
AFRICA ORIENTALE ITALIANA 1936 - 2016 ...NUOVO ALLESTIMENTO

Dalla metà di febbraio 2016, nelle sale del museo degli alpini ossolani, sarà disponibile un piccolo allestimento in occasione degli 80 anni della campagna d'Africa del 1936 che portò alla fondazione dell'Africa Orientale Italiana (Eritrea, Somalia ed Etiopia) con pareticolare attenzione alle penne nere ed agli Ascari, le truppe coloniali indigene inserite nel Regio Esercito che contribuirono, non poco, ai successi dei militari italiani nell'impresa coloniale. Vi aspettiamo numerosi, un'occasione unica!!!

18/03/2015
VOLANTINO DEL MUSEO

Scaricate, cliccando sull' immagine qui sotto, il volantino del museo per ottenere tutte le informazioni relative agli orari di apertura ed avere, sempre a disposizione i nostri contatti per prenotare visite o organizzare eventi con noi. La nostra disponibilità sarà, come sempre, totale. Grazie!!!


07/02/2015
CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA 1915 - 1918...NUOVO ALLESTIMENTO

Dal 17 Gennaio 2015 disponibile, nelle sale del museo degli alpini ossolani "Don Carlo Righini" , l'allestimento che commemora il centenario della Prima Guerra Mondiale degli alpini con riferimenti, documenti e cimeli storici molto interessanti che caleranno, fin da subito, il visitatore nelle vicende di cento anni fa ed idealmente sui fronti di combattimento in cui protagoniste sono state le penne nere accanto ad altri reparti del Regio Esercito Italiano. L'allestimento verrà integrato, progressivamente, nel corso dei prossimi mesi rimanendo, fruibile, anche per gli anni a seguire coprendo, idealmente, il lasso temporale in cui si perpetrò il primo conflitto mondiale. Da non perdere!


27/10/2014
LA SANITA' MILITARE AL FRONTE

Da luglio 2014 fino a dicembre, disponibile, nelle sale del museo sezionale, l'allestimento "Sanità militare nelle due guerre mondiali" secondo atto del filone "umano" legato allevicissitudini delle penne nere in trincea che fornirà al visitatore uno spaccato delle dotazioni necessarie ad alleviare le sofferenze ed i traumi dei nostri soldati, uomini ecombattenti durante le imprese belliche più sanguinose del XX secolo. Per appassionati o semplici curiosi. Non mancate!!!


01/07/2013
NUOVO ALLESTIMENTO

Dal 13 luglio al 14 dicembre 2013 é disponibile, per i visitatori, il nuovo allestimento del "Museo degli alpini ossolani Don Carlo Righini", come consuetudine, con scadenza semestrale, circa, riguardante "Le abitudini degli alpini" attraverso i gesti quotidiani ripetuti anche al fronte per enfatizzare il loro lato umano che si traduce in semplici abitudini di vita mediante l'organizzazione della loro giornata durante i momenti di quiete tra un combattimento e l'altro, sia nella Grande Guerra che nella Seconda Guerra Mondiale  con oggetti, documenti , divise dell'epoca e altri cimeli storiciper ricordare prima di tutto gli uomini sotto al cappello con la penna e poi i magnifici soldati da montagna che tanto hanno dato alla nostra Patria, compreso il sacrificio estremo!Inoltre sarà disponibile un piccolo angolo che commemora "Gli invincibili della neve" la pattuglia militare olimpica degli alpini che vinse la gara di biathlon a staffetta alle olimpiadi di Garmisch nel 1936, tra le cui file due ossolani di spicco: Sisto Scilligo , di Formazza ed Ettore Schranz, di Macugnaga, con foto commemorative dell'epoca! Venite numerosi a visitare il nuovo allestimento per gustarvi un pezzo indelebile di storia delle penne nere ed in particolare di alpini ossolani che grande hanno reso la storia degli alpini!


15/10/2012
AUGURI ALPINI

Oggi, 15 ottobre 2012 gli alpini compiono 140 anni di storia, fondati nel 1872 dagli studi del capitano di Stato Maggiore Giuseppe Domenico Perrucchetti ,di Cassano D'Adda (MI), che aveva riscontrato la necessità di creare un corpo militare per la difesa dell'arco alpino italiano reclutando ragazzi di montagna, che conoscevano benissimo le vallate natie,   per addestrarli e dislocarli nuovamente tra i loro monti.  Lo studio, migliorato dal Generale dei bersaglieri Agostino Ricci, profondo conoscitore di montagna, venne ripreso dal ministro della guerra Generale Cesare Ricotti Magnani che, inserendolo nel decreto n°1056 che prevedeva l'ampliamento dei distretti militari da 54 a 62 e la creazione di compagnie distrettuali con incarichi di fureria ma, di fatto queste compagnie sarebbero divenute le prime 15 del neonato corpo militare di cui la 10^ sarebbe stata dislocata proprio a Domodossola entro pochi mesi dalla sua costituzione. Il decreto fu presentato al Re d'Italia Vittorio Emanuele II che lo firmò a Napoli il 15 ottobre 1872...Nascevano così gli alpini!  TANTI AUGURI PENNE NERE!!!


06/04/2012
MESSA A RICORDO DI DON CARLO

Mercoledi 11 aprile 2012 alle ore 18.00 nella chiesa di Beura (VB) sarà celebrata la S.messa in ricordo di don Carlo Righini, cappellano militare degli alpini , nella seconda guerra mondiale, e della sezione alpini di Domodossola, parroco di Beura e Cardezza, Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana e decorato con croce al merito di guerra nonché ferito in battaglia. Sarà presente il vessillo sezionale di Domodossola ed i gagliardetti di gruppo.Al termine della funzione le esequie saranno celebrate al cimitero di Beura ,dove riposa don Carlo,sulla cui tomba verrà deposto un omaggio floreale.l'evento é organizzato per commemorare il centenario della nascita di don Carlo (1912) e il ventesimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta proprio l'11 aprile del 1992. La funzione sarà celebrata da don Franco Costaraoss, attuale cappellano della sezione alpini di Domodossola. L'invito é rivolto a tutti coloro che volessero intervenire, gli alpini devono portare il cappello al seguito.Non mancate!


25/09/2011
ALCUNE INFO SUL NOSTRO MUSEO

Il museo degli alpini ossolani "Don Carlo Righini" dispone di due sale nelle quali é suddivisa la collezione di oggetti e reperti che testimoniano l'epopea del corpo degli alpini dalla loro nascita nel 1872 fino ai giorni nostri passando per tutti gli avvenimenti bellici di fine 800 e di tutto il XX secolo fino alle missioni di pace del nuovo millennio.Il percorso, cronologico e lineare é sempre guidato, una guida del museo accompagna il visitatore nella visita delle collezioni spiegando gli avvenimenti susseguitisi nella storia con particolare attenzione alla realtà degli alpini ossolani.
A don Carlo Righini, cui é intitolato il museo, é dedicata un'esposizione con reperti che ne ricostruiscono la vita non solo militare come cappellano alpino sul Don nel 1942-43 ma anche di sacerdote e grande uomo di chiesa e punto di riferimento per la comunità ossolana che lo ha tanto amato.
Un'opportunità unica ed interessante, un'esperienza da provare visitando il nostro piccolo museo realizzato con passione, lavoro e volontà, una realtà unica nella valle dell'Ossola che per decenni é stata zona di massimo reclutamento alpino ed ha visto il sacrificio dei suoi figli per il bene della nostra comunità!
Venite a visitare il museo, le informazioni sono sul sito.
PS Il museo é fruibile anche in inglese e francese! 



25/09/2011
INAUGURAZIONE DEL NOSTRO MUSEO

Il museo degli alpini ossolani é stato inaugurato sabato 21 maggio 2011 nei locali della casa dell'alpino ossolano sede della sezione alpini di Domodossola ed é fruibile per tutti coloro, appassionati e non, che vogliono immergersi nella storia di questo glorioso corpo con particolare attenzione agli ossolani che ne hanno fatto orgogliosamente parte!

 A sinistra il direttore Alessandro Lana e le autorità all'inaugurazione


ECCO IL LINK AL SITO ANA PER VISUALIZZARE L'ARTICOLO SUL MENSILE L'ALPINO
(http://www.ana.it/page/domodossola-inaugurato-il-museo-don-carlo-righini--2011-08-02)